Era, per taluni mitografi, la figlia di Melisseo e di Ananke e sorella di Ida ed Amaltea. Altri le considerano figlie di Oceano. Il nome, a volte, era un epiteto della dea Cibele, che ricorda Adrasto, figlio di Talao e di Lisimaca che le aveva dedicato un tempio a Cizico. “Adrasteia” — “che non si può evitare” fu anche l’appellativo di Nemesi, originariamente dea del frassino, dea giustiziera di
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Cibele, la potente divinità anatolica che ha originato l’intero universo senza bisogno d’intervento maschile, la madre di tutti gli Dei e, al tempo stesso, vergine inviolata era la tipica dea della montagna, con marcate caratteristiche oracolari e misteriche. Il nome Cibele è un soprannome (frigio, Kubile) derivato da una sua sede di culto. Altri epiteti cultuali di Cibele erano: Berecinzia, dal
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Personificazione delle forze della natura, dea della terra e degli animali, veniva rappresentata accompagnata da sacerdoti (coribanti), da leoni e da altri animali selvaggi. Rea sposò suo fratello Crono che, per evitare di perdere il potere così come era capitato a suo padre Urano (spodestato da Crono stesso), prese a divorare i figli via via che Rea li partoriva. Inizialmente divorò Estia quindi
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Cibele, la potente divinità anatolica che ha originato l’intero universo senza bisogno d’intervento maschile, la madre di tutti gli Dei e, al tempo stesso, vergine inviolata era la tipica dea della m
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