Gea che non sopportava l’idea che i suoi figli, i Titani, fossero stati imprigionati nel Tartaro da Zeus, si recò in Cilicia, da suo figlio Tifone (o Tifeo) padre di tutti i venti funesti e dei mostri più terribili che aveva generato dopo essersi unito a Echidna: il dragone che custodiva il vello d’oro, Scilla, Cerbero, la Chimera, l’Idra di Lerna ed il cane Ortro. Gea chiese aiuto a Tifone per m
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Ferito e ululante, Tifone si rifugiò sul monte Casio, e colà il mostro, che era soltanto ferito, avvolse Zeus nelle sue mille spire, gli strappò il falcetto e dopo aver tagliato i tendini delle sue mani e dei suoi piedi lo trascinò nella grotta di Coricia. Nascose i tendini di Zeus in una pelle d’orso e li affidò alla custodia di Delfine, sua sorella, un mostro per metà donna e per metà serpente.
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Al mito di Tifeo accenna già Omero nell’Iliade (II, 780-783), collocando però la sua sede nella terra degli Arimi. Ma andavano gli armati come se l’intero terreno ardesse e sotto gemeva per l’ira la terra per l’ira di Zeus che avventa i fulmini quando sferza la terra intorno a Tifeo fra gli Arimi, dove si dice Tifeo abbia il letto. Fra gli Arimi lo si trova anche nella Teogonia di Esiodo (295-30
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Nella leggenda maggiormente accreditata, Tifone, o Tifeo, è un mostro figlio di Gaia, la Terra, e del Tartaro; ma si racconta anche una storia bizzarra: Gaia aveva calunniato Zeus e la moglie Era, che le aveva creduto, chiese a Crono una vendetta adeguata contro i misfatti del divino consorte. Crono le dette due uova da lui fecondate che, sotterrate, generarono Tifone, mostro capace di spodestare
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