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Sabato 25 Febbraio 2017, Il dibattito sull’uscita dell’Italia dall’euro non è stato solo oggetto della campagna politica per le elezioni europee, ma è anche un tema molto sentito dall’opinione pubblica. Dal 2007 i cittadini europei favorevoli all’euro sono diminuiti (dal 69% al 66%). Tra i paesi membri dell’Unione europea l’Italia è quello in cui tale consenso è diminuito maggiormente. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea nel giugno 2016, la cosiddetta “Brexit”, ha riacceso la discussione su questo tema, sul quale sono intervenuti tanto i rappresentanti più importanti dei partiti politici, quanto i più influenti economisti. Gli scontri retorici tra i politici e le dispute teoriche tra economisti sono tentativi di raccogliere, attorno al tema dell’euro, il consenso e gli interessi dei vari soggetti, oltre che di offrire proposte risolutive del disagio sociale, acuito dalla crisi economica. Per quanto riguarda le opinioni dei più importanti ed influenti economisti, quattro sono i nodi principali della discussione riguardante le conseguenze per l’economia italiana di un’uscita dall’euro: 1. se la svalutazione monetaria, resa possibile dall’uscita dall’euro, sia o meno un mezzo efficiente per rilanciare l’export e aumentare la produzione; 2. se vi sia o meno un adeguato riscontro, nell’evidenza storica di crisi valutarie comparabili, della “grande inflazione”, spesso evocata come conseguenza negativa per i paesi che lasciano l’eurozona; 3. se l’uscita dall’euro possa o meno facilitare il percorso di contenimento del debito pubblico; 4. se sia fattibile o meno un referendum sull’uscita dall’euro.