Quando gli Argonauti approdarono a Salmidesso, Giasone chiese a Fineo come avrebbe potuto impossessarsi del Vello d’Oro. Il re accettò di informarlo, ma desiderò essere prima liberato dalle Arpie. I servi di Fineo frattanto preparavano un banchetto per gli Argonauti e subito le Arpie piombarono sulle tavole. Calaide e Zete, gli alati figli di Borea, si levarono con la spada in mano e inseguirono
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Proprio dall’uccisione dei figli, prende inizio sia la tragedia di Euripide sia quella di Seneca; la figura che emerge è quella di una donna non più razionale, ma che, accecata dalla gelosia e dall’ira per l’abbandono, sopraffatta dal furor, uccide, dopo averli abbracciati, i suoi figli con il macabro obiettivo di infliggere una sofferenza maggiore al marito infedele. A tanto, infatti, la delusio
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Altre fonti sostengono invece che a generare Giasone fosse stata Alcimede, figlia di Filaco e Climene, che restò al fianco di Esone anche durante i duri anni della prigionia, e si suicidò quando questi venne messo a morte da Pilia. Privo di legami diretti con gli Olimpi (ma tra i suoi antenati più lontani figuravano Ermes, padre di Autolico, e Zeus, bisnonno di Creteo), Giasone si ricollegava al
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Il Vello d’oro?... Tu potrai prendertelo, Giasone, purchè tu valga ad aggiogare i miei due tori dai piedi di bronzo e dal soffio di fiamma, dono di Vulcano (Efesto), e poi con essi tu ari un campo e
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