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Giovedì 22 Giugno 2017, ''L'Argentina è un parco giurassico dei sapori italiani'': a descrivere così il rapporto tra la cucina tricolore e il Rio de la Plata è Pietro Sorba, genovese, giornalista e scrittore enogastronomico di Buenos Aires. ''L'Argentina é un pezzo d'Italia incastonato in fondo al Sudamerica'', sottolinea Sorba all'ANSA, ricordando che le prime migrazioni italiane furono liguri, tra il 1830 al 1840. E portarono profumi e tipicità della loro terra: pesto, cima, ciupín, focaccia, farinata, torta pasqualina, tocco, ravioli. Quest'avanzata di gusto italiano affrontò oltreoceano diversi problemi: ''Il primo, la materia prima necessaria per replicare le ricette. Inoltre, col passare del tempo le preparazioni genovesi iniziarono ad essere riprodotte da altri gruppi regionali italiani e non solo (soprattutto dagli spagnoli) che le ritoccarono a modo loro. Avvenne lo stesso con i piatti di altre comunità, come la calabrese, la piemontese, la friulana'', afferma Sorba, che di recente ha pubblicato in Argentina due libri a tema ("Bodegones di Buenos Aires 2014" e "Le vie della gastronomia a Chubut, cuore della Patagonia").
"L'aglio per fortuna non manca mai. In molte case argentine - prosegue - il pesto si preparava con quattro ingredienti: sale, olio di semi, prezzemolo e aglio tritati grossolanamente. Nei casi più fortunati si aggiungevano le noci, a volte anche i formaggi duri locali tipo sardo o 'regianito'. Oggi la situazione é cambiata. La ricetta é più vicina alla versione originale, ma il pesto 'base argentino' resiste tra le mura domestiche''. ''Stesso discorso per la focaccia o per la farinata.