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Giovedì 06 Luglio 2017, Se c’è una zona vinicola di cui non si parla mai abbastanza questa è senza dubbio l’Irpinia, scrigno prezioso di vitigni autoctoni capaci di esprimersi su livelli qualitativi eccezionali. Gli appassionati conoscono bene le perle enologiche di questa zona benedetta da bacco, ma per diversi motivi la grande massa rimane ancora stupita quando qualcuno afferma che il Fiano è uno dei migliori vitigni d’Italia. I motivi della mancata valorizzazione che questa zona meriterebbe sono diversi. Il ritardo sulla valorizzazione delle risorse del Sud rispetto al resto del paese è sicuramente uno di questi, motivo che fa il paio con una visione imprenditoriale che ha sempre visto nella produzione di massa la via più facile per un guadagno immediato. Strategia che se da una parte è riuscita ad incrementare i volumi di
vendita non ha però fatto breccia nel cuore della maggioranza dei consumatori, che spesso snobbano ancora vini come il Fiano, il Greco di Tufo e l’Aglianico. A farne le spese quei produttori, fortunatamente sempre di più, che cercano di dare a questi vitigni il risalto che meritano esprimendone la loro eccezionali potenzialità. I viticultori di “VITI” sono tra questi, l’acronimo sta per “Viticultori in Terra Irpina” ed è un’associazione che riunisce Cantina del Barone, Cantina dell’Angelo e Il Cancelliere. Tre aziende per tre vitigni, ognuna ad alta specializzazione sulla tipologia coltivata. Denominatore comune la grande attenzione nel rappresentare il territorio e l’espressione qualitativa che il vitigno è in grado di raggiungere. Massima libertà al vitigno stesso di interpretare il territorio evidenziandone le peculiarità, poco importa se poi nel bicchiere i vini non riproducono lo stereotipo della loro tipologia.