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Lunedì 12 Febbraio 2018, Le teorie sull'identità di genere (gender) sono un tema centrale nel dibattito sociologico, psicologico e teologico mondiale degli ultimi anni.
Due i principali cardini intorno ai quali si anima il dibattito: la separazione o meno dell'identità di genere dal sesso biologico e l'esistenza o meno di una “Teoria del gender”.
Per quanto riguarda la prima argomentazione, molti sostengo la netta distinzione tra sesso e genere: con il termine sesso indicano le differenze anatomiche e fisiologiche che caratterizzano i corpi maschili e femminili, mentre il genere concerne le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e femmine. Direttamente collegato alle nozioni socialmente costruite di maschilità e femminilità, il genere non è dunque necessariamente un prodotto diretto del sesso biologico, ma sarebbe un prodotto culturale, che si consolida all’interno delle istituzioni quali la società, la famiglia, la scuola e tramite i media.
Dal versante opposto si colloca chi sostiene la complementarità e indissolubilità dei due aspetti, seguendo le linee guida del determinismo biologico. Secondo tale approccio, sono determinati aspetti della biologia umana a definire le differenze di comportamento tra uomini e donne. Differenze che possono essere individuate in tutte le culture.
Durante l’infanzia e l’adolescenza, la persona acquisisce progressivamente coscienza del proprio “io”, della propria identità e in un processo di integrazione armonico e corretto, l'identità sessuale e di genere si complementano: l’identità d'ordine psico-sociale e culturale corrisponde armonicamente a quella d'ordine psico-biologico.
Il secondo cardine seguito dal dibattito sul gender riguarda l'esistenza o meno di una “Teoria del gender”. Varie associazioni di psicologi concordano nel sottolineare l’inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”. Per costoro, esisterebbero, invece, studi scientifici di genere che hanno contribuito alla conoscenza di tematiche di grande rilievo in molti campi disciplinari e alla riduzione di pregiudizi e discriminazioni basati sull’orientamento sessuale e sul genere. La diffusione di tali studi nelle scuole potrebbe offrire occasioni di crescita personale e culturale ad allievi e personale scolastico e contribuire a contrastare le discriminazioni nei contesti scolastici.
Di opposta convinzione coloro i quali ritengono che gli studi di genere abbiano dato il via a una nuova filosofia della sessualità che attacca le fondamenta della famiglia e delle relazioni interpersonali, indebolendo l’istituto del matrimonio, già a partire dalle scuole.
Per gli oppositori, la profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente: l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla corporeità che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela.
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