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Mercoledì 15 Marzo 2017,
Il divieto della fecondazione eterologa è dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale che riabilita così la possibilità di ricorrere a tale pratica anche in Italia. Il divieto della fecondazione, secondo la sentenza, attuava pratiche discriminatorie e ledeva il diritto alla formazione di una famiglia. Il dibattito che si riapre sull'argomento consiste in problematiche di diverso genere. Dal punto di vista giuridico il parlamento si è interrogato sulla necessità di avviare un iter normativo dopo la sentenza e discutere sull’applicabilità della stessa. Le problematiche da affrontare riguardano, ad esempio, il numero di ovuli da fecondare, l'anonimato o meno del donatore. Un tema di dibattito, inoltre, sono i diritti del nascituro di conoscere l'identità dei donatori, soprattutto in casi legati alla necessità di rinvenire il corredo genetico per informazioni sanitarie. A queste questioni si lega il dibattito bioetico circa il valore aggiunto, o al contrario l'impoverimento, che si apporta al concetto di famiglia. L'ingresso della tecnica nell'ambito della riproduzione spinge a interrogarsi sulle prospettive antropologiche che questo crea, se ciò implichi un’artificialità nella scelta del figlio o se questo depauperi, o al contrario preservi, la genitorialità. Infatti, il ricorso a tecniche di fecondazione assistita obbliga a ripensare il concetto di genitorialità, biologico e sociale, nelle sue variabili legate alla genetica o al principio di responsabilità.