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Giovedì 09 Marzo 2017,
Per la Cassazione si tratta di maltrattamenti nonostante le umiliazioni abbiano un intento "scherzoso" Rischia la condanna per maltrattamenti il patrigno che denigra di continuo il figlio della convivente, anche se dietro le umiliazioni vi sia un intento scherzoso: la sottocultura e la maleducazione, infatti, non escludono l'elemento soggettivo del reato ossia la coscienza e volontà di provocare alla persona offesa in modo abituale una serie di sofferenze morali. Lo ha precisato la Corte di Cassazione, sesta sezione penale, nella sentenza n. 10901/2017 (qui sotto allegata) annullando la sentenza del Tribunale di Ravenna impugnata "per saltum" dal P.M. e dal difensore della parte civile. Il giudice di merito aveva assolto, per insussistenza del fatto, un uomo imputato, tra l'altro, del reato di cui all'art. 572 c.p. (Maltrattamenti contro familiari e conviventi), per aver aver maltrattato il figlio della moglie convivente, attraverso "ripetute condotte psicologicamente violente realizzate mediante reiterazione sistematica di atti di disprezzo e denigrazione del minore, con sopraffazione morale della persona offesa".